Neigong

Neigong

Nella nostra Scuola preferiamo usare il termine Neigong anziché il più diffuso Qigong o “lavoro sull’energia”. Ispirandoci all’antico termine Dao Yin e collegandoci alle finalità qualitative della Chan Taiji Union.

E’ ormai noto che con il termine Qi si intende l’insieme delle risorse vitali di un individuo, derivanti dalle origini (il Qi prenatale), dall’alimentazione, dal contesto ambientale e relazionale, dallo stile di vita (che insieme compongono il Qi postnatale).

Il Cielo e la Terra generano “soffi” che attraversano il corpo fisico, che interagiscono con il Qi individuale e che, a seconda delle circostanze, possono evolvere in effetti positivi o problematici. Sicchè “osservare” attentamente il corpo, il contesto generale e particolare in cui esso si situa e muove, significa acquisire una consapevolezza superiore sul come gestire e preservare le proprie risorse vitali.

Vediamo che il significato di Dao Yin è essenzialmente “guidare e condurre”, i due termini derivano da un concetto più ampio, duale ma convergente nell’unità del fine: “Dao qi ling he, yin ti ling rou”, guidare il Qi porta all’armonia, condurre il corpo porta alla flessibilità”.

Origini e storia del Neigong

Indipendentemente dalla parola e dalla visione, dalle finalità con cui si guarda a questo vastissimo universo di esercizi delle discipline marziali e salutistiche cinesi, importante è ricordare che la loro origine va ricollegata alle danze sciamaniche di circa 5mila anni fa.

Rituali collegati all’ambiente naturale, alle stagioni, agli animali. Arricchiti dalle concezioni del taoismo e rivolti a proteggere dalle malattie e dalle sventure, a propiziare una vita sana e armonica. Che vennero assai prima delle prime codificazioni della Medicina Tradizionale.

Non a caso i testi antichi parlano dell’arte di “coltivare il Qi”, assimilandola alle cure e alle fatiche dei lavori agricoli: un impegno giornaliero costante, strettamente connesso ai ritmi naturali della Terra e del Cielo. Dei giorni, delle stagioni e degli anni.

Con Nei Gong vogliamo richiamarci alle origini più lontane oggi conosciute. A quel “lavoro interno” che integra, completa e di fatto rende unico ogni esercizio. L’attenzione primaria posta sulla visualizzazione che accompagna ogni esercizio sposta decisamente l’attenzione dai ristretti ‘confini’ del corpo alla dimensione energetica dell’individuo e del suo movimento.

La valorizzazione dell’aspetto sensoriale di ogni atto amplifica il buon lavoro del corpo, dando senso concreto al principio dei Tre Tesori: Jin, Qi, Shen. Ovvero la quintessenza energetica, l’energia vitale e quella emotiva e mentale.

Marzialità e spiritualità

Lungo i secoli, il Nei Gong venne finalizzato e al rafforzamento marziale e alla ricerca spirituale. Il confine tra i due ambiti di attivazione è assai sottile, certo non lineare e permeabile. Sappiamo bene che l’epoca attuale è radicalmente diversa dal contesto storico e culturale in cui si affermarono le numerose espressioni del Nei Gong.

Ma anche oggi, più che mai, gli individui hanno bisogno di tornare ad incontrare le proprie emozioni più profonde, a recuperare energie poco o mal conosciute, a conquistare migliore consapevolezza del proprio vivere. Questo è il lavoro del Nei Gong nella Chan Taiji Union.

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